Gabrovec:”Pericolo Krško…e le altre?”

Anche i cittadini del FVG, me compreso, si sono aggiunti al “no” quasi corale all’utilizzo del nucleare sul suolo nazionale. E fin qui ci siamo. La Germania e qualche altro stato europeo ad oggi nuclearista sta ripensando le proprie scelte future. Ma se guardiamo allo stato attuale dobbiamo prender atto che, oltre alla centrale nucleare Slovenia, ci sono in Europa 148 reattori attivi in 16 paesi europei. A questi vanno aggiunti 8 in fase di costruzione (2 ciascuno in Bulgaria, Romania e Slovacchia, una a testa per la Finlandia e la Francia). La Francia conta su 59 (!) reattori in funzione dai quali dipende il 75% dell’energia creata sul proprio territorio. In altre parole indispensabili, a prescindere da cosa ne pensano tutti i vicini.

Tornando a casa nostra non possiamo porre l’indice solo su Krško. Sono infatti 13 le centrali che si trovano a meni di 200 km dai confini Italiani, tra le più vicine anche la centrale di Gösgen, in Svizzera, che dista dal confine meno di quella di Krško. E poi ce tutta la serie di quelle Francesi. Quanto siamo coinvolti nella gestione, anche solo sotto il profilo della sicurezza, in tutte queste centrali sulla porta di casa? Nulla. Tutte le strutture sono naturalmente sottoposte alla vigilanza dai rispettivi organismi nazionali e da quelli internazionali preposti. Per quel che ci riguarda la Protezione civile ha elaborato un ‘Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche messo a punto dal governo italiano per far fronte ad un eventuale incidente in uno dei 13 impianti nucleari vicini. Per mettere a punto il Piano, gli esperti hanno ipotizzato un incidente nucleare in una delle due centrali più vicine all’Italia, ad una distanza di circa 200 km: quella di Krško in Slovenia e quella di St. Alban in Francia. Lo scenario peggiore, leggiamo, si realizzerebbe con la concomitanza di tre fattori: un evento ”severo” – dunque classificabile come livello 6/7 della scala Ines dell’Aiea (quello in corso alla centrale di Fukushima è considerato di livello 5) – condizioni meteorologiche sfavorevoli, con venti che spingono la nube radioattiva sull’Italia, rottura del guscio di contenimento in cemento armato che avvolge il contenitore del combustile.

Dobbiamo allora stare tranquilli? Certamente no. Ma sono altresì poche le cose che possiamo fare. Ho letto degli appelli al governatore Tondo affinché “faccia chiudere la centrale di Krško”, come se fosse facile e come se si risolvesse il problema globale. Innanzitutto la Slovenia e la Croazia, la prima stato Comunitario e l’altra quasi, sono comproprietarie fifty-fifty dell’impianto energetico e sono le sole che alla fine sovranamente decidono se mantenerlo, migliorarlo o ampliarlo. Per ora sembrerebbe rinviata al 2030 la decisione circa il raddoppio, e Trieste tira un sospiro di sollievo. Ma a prescindere da questo sarebbe più che auspicabile individuare un tavolo do concertazione tra la nostra regione e la Slovenia su tutto il capitolo energetico-strategico, al fine di favorire un coinvolgimento reciproco in tutte le scelte future.

Deli